mercoledì 21 settembre 2011
martedì 26 luglio 2011
ICE, confermata la Certificazione di Qualità ISO 9001
www.ice.it
venerdì 17 giugno 2011
L’UTILIZZO DELL’AUTORIZZAZIONE GLOBALE INDIVIDUALE
• Visura certificato camerale attestante i poteri di firma del legale rappresentante o suo delegato;
• Fotocopia del documento d’identità del firmatario;
• Modulo Informativo Autorizzazione globale di esportazione;
• Specifiche tecniche del materiale indicato nella domanda di autorizzazione;
• Operatività consolidata nell’ultimo anno precedente la richiesta di autorizzazione sia per i materiali sia per i Paesi di destinazione, indicando, altresì, per le operazioni di esportazione, gli estremi della fattura o del contratto, le quantità ed il valore dei beni spediti, le categorie e sottocategorie di riferimento, le voci doganali corrispondenti, le generalità (chiaramente individuabili) del destinatario e dell’utilizzatore finale, la data di spedizione ed il tipo di esportazione da effettuare ( definitiva, temporanea o transito ).
L’autorizzazione di esportazione, così come individuata, riguarderà:
La presente autorizzazione di esportazione potrà essere richiesta per i soli Paesi di destinazione che partecipano ai regimi internazionali di controllo dei Trattati di non proliferazione (vedere sito www.mincomes.it). L’autorità nazionale potrà prendere in esame, valutandone caso per caso, anche le richieste di autorizzazioni globali, qualora l’esportatore dimostri un’operatività consolidata, sia per i materiali che per i Paesi di destinazione, riferita all’ultimo anno precedente la richiesta di autorizzazione stessa, anche se i Paesi di destinazione richiesti non dovessero partecipare a Regimi internazionali di controllo di non proliferazione.
giovedì 21 aprile 2011
Giappone, per le illuminazioni led la domanda arriva dal risparmio energetico
www.ice.it
Terza Conferenza nazionale sulla facilitazione del commercio internazionale
Fonte:
www.mincomes.it
Basilea 3: per Confcommercio, ecco come evitare il rischio boomerang per le PMI
Basilea 3, il nuovo accordo approvato dal comitato dei governatori delle banche centrali che impone requisiti patrimoniali più severi per l'operatività delle banche, rischia di trasformarsi in un boomerang per le piccole e medie imprese. A lanciare l’allarme é Confcommercio che sottolinea il rischio di un’ulteriore stretta al creditizia per le imprese. Unica soluzione possibile ad un accordo necessario come spiega Fabio Fulvio, direttore marketing e credito di Confcommercio, é " un più stretto rapporto di collaborazione tra associazioni di categoria e i consorzi fidi".
Per Basilea I il principio era che a ciascuna operazione di prestito deve corrispondere una quota di capitale regolamentare da detenere a scopo precauzionale. Un principio che4 con Basilea II é cambiato. L’accordo del 2001 imponeva che la copertura fosse correlata al rischio delle operazioni. E’ oggi sotto gli occhi di tuti che in alcuni paesi la percezione del rischio era diversa tanto da catalogare come poco rischiose operazioni che poi si rivelavano ad alto rischio. Basilea 3 nasce da un’esignza concreta ed é impensabile tornare al vecchio. Si riporta in alto l’astcella dei rischi ed é sempre meno possibile portare avanti operazioni border line.
Quali sono i rischi per le piccole e medie imprese?
Basilea 3 potrebbe trasformarsi in un boomerang perché ottenere prestiti potrebbe diventare sempre piú difficile data la necessitá delle banche di garantire una copertura minima per le operazioni.
Se Basilea 3 é necessario, come evitare che le banche chiudano i rubinetti del credito?
Maggiore supporto e collaborazione tra associazioni di categoria e consorzi fidi. Il problema non sono le regole, ma é la pratica. Le banche sono restie ad erogare prestiti a piccole imprese. Se un istituto di credito deve erogare un prestito ad una grande impresa puó basare la sua decisione sul bilancio, ma nel caso di piccole imprese, di attivitá commerciali, i bilanci ci dicono poco sulla solvibilitá del creditore, sulla sua affidabilitá, bisogna basarsi su altri criteri, su informazioni "soft" che non compaiono sui bilanci. Solo chi conosce il territorio saprá che un’attivitá esiste da decenni e conosce la correttezza del suo titolare. Le banche non conoscono a fondo il mondo della piccola imprenditoria, per questo entrano in gioco le associazione e i confidi che sono piú vicini a queste realtá territotriali.
Per arginare l’effetto Boomerang dei Basilea 3 come si stanno muovendo le associazioni?
Le banche locali sono sicuramente piú vicine al territorio e piú disposte a sostenere i confidi, ma in nItalia ci sono problemi di specificitá produttive territoriali. Lungo la penisola si sviluppano una serie di distretti industriali e la crisi ha doimostrato di riuscire a trascinare nel baratro intere aree industriali. In un momento come questo, quindi, le banche locali sono piú esposte di quelle che operano su tutto il territorio. Per questo stiamo lavorando a dei tavoli territoriali per condividere le nostre conoscenze con gli istituti di credito.
Basilea 3 quindi si coniuga difficilmente con la realtá italiana?
Le peculiaritá del sistema italiano, cosi’ come la capacitá delle nostre banche di resistere alla crisi economica hanno anche fatto pensare alla possibilitá di chiedere regole diverse. Sarebbe stato meglioper noi che non abbiamo visto crollare le banche avere un sistema piú elastico? Forse, ma sarebbe stato complicato, meglio regole uguali per tutti.
Fonte:
Quotazione record dell’oro
Ad incoraggiare l’aumento della richiesta ha contribuito il momento di grande incertezza che tutte le grandi economie del mondo stanno attraversando, dall’inflazione in Cina, alle nuove tensioni in Europa sui fondi da destinare agli stati membri che non rispettano le regole di Maastricht.
L’ultimo baluardo a frenare la corsa all’oro è crollato pochi giorni fa, quando l’agenzia di rating americana Standard and Poor’s ha annunciato il declassamento dell’outlook sul debito pubblico americano, da stabile a negativo. Così uno dei prodotti finanziari più appetibile per gli investitori, i titoli di stato USA, è diventato di colpo meno appetibile, questo a vantaggio, appunto, della richiesta di oro.
E’ importante ricordare che l’oro è cresciuto nell’arco d tutto il 2010 di 32 punti percentuali.
Lo stesso trend positivo si riscontra anche per l’argento, che nell’arco del 2010 è cresciuto di più del 50%.
www.cashgold.eu