mercoledì 13 giugno 2012

Snaidero: no ai tagli allo sviluppo dell'export

Contrarietà e sconcerto da parte di FederlegnoArredo alla lettura del passaggio del DL "Misure urgenti per la crescita sostenibile" che, nelle disposizioni riguardanti il Fondo per la crescita sostenibile di cui all'Art.1 comma 7, annuncia che "Dalla data di entrata in vigore del presente Decreto Legge sono abrogate le disposizioni di legge indicate dall'Allegato 1", fra le quali è indicata la Legge 29 ottobre 1954 n. 1083, Concessioni di contributi per lo sviluppo delle esportazioni italiane. Si tratta di contribuiti erogati direttamente dal Ministero alle imprese tramite le Associazioni di categoria a fronte di attività e investimenti di promozione all'export. "Una simile disposizione recherebbe gravissimo danno a quelle numerosissime imprese che ne beneficiano da anni per il tramite delle associazioni imprenditoriali cui aderiscono, come la nostraspiega indignato Roberto Snaidero, presidente FederlegnoArredo. Tali risorse hanno contribuito non solo ai processi di internazionalizzazione ma anche alla reale crescita del Paese. La gravità delle conseguenze per tutto il sistema sarebbero in palese contraddizione con gli obiettivi che tale provvedimento si propone di raggiungere, vanificando tutti quei risultati che in anni sono stati faticosamente costruiti". Snaidero ha subito scritto al Ministro Passera e al presidente di Confindustria Squinzi auspicando un intervento urgente per eliminare questa "deleteria" disposizione, ribadendo come "sia inaccettabile che in un difficilissimo momento di mercato come questo in cui sono solo le esportazioni a dare il minimo ossigeno vitale alle imprese, il Governo possa intervenire a gamba tesa arrestando un rodato processo di reale e concreto sviluppo. La Legge 1083 è uno dei pochi strumenti perfettamente e compiutamente validi ad averci permesso fino ad oggi di mantenere inalterata la credibilità in campo internazionale. Un patrimonio che non possiamo permetterci di disperdere". E per questo FederlegnoArredo sollecita l'intervento del Ministro a riconsiderare un simile provvedimento, intervenendo per correggerlo in vista della sua stesura definitiva e presentazione ufficiale al primo Consiglio dei Ministri che porrà il cosiddetto Decreto Sviluppo all'ordine del giorno.

giovedì 7 giugno 2012

Nuovo regolamento di arbitrato della Camera di Commercio Internazionale

  • Individuazione e nomina degli arbitri

Su questo aspetto il nuovo Regolamento non comporta modifiche sostanziali. Come nella precedente versione il Regolamento prevede che, nel caso in cui le parti non si siano accordate sul numero degli ar­bi­tri, la Corte nomini un arbi­tro unico, sempreché la controversia non giustifichi un tribunale di tre arbitri. Nell'e­ser­ci­zio del suo potere discrezionale la Cor­te tende ad optare per un tribunale di tre membri per le controversie di maggiori di­men­­sioni e per un arbitro unico per le con­troversie di am­mon­­tare meno elevato. Tuttavia, quando una delle parti insi­sta per la no­mina di un col­le­gio di tre membri, la Corte potrà accettare tale richiesta, nonostante l'am­mon­tare relativamente modesto della controversia. Nel caso di un tribunale di tre membri, ciascuna parte designerà un arbitro («arbitro di parte»), che dovrà pe­rò essere con­fermato dalla Corte. Quanto alla nomina del presidente del collegio, il Regolamento prevede che questo venga designato dalla Corte, sempreché le parti non abbiano concordato una procedura diversa; nel qual ca­so la Corte interverrà solo ove gli stessi non provvedano alla designazione entro un termine di trenta giorni. Quindi, anche ove la clausola compromissoria non preveda espressamente che il Presidente del collegio venga designato dalle due parti o dai due arbitri, le parti possono comunque chiedere alla Corte di procedere secondo una procedura di questo tipo. Per la designazione dell'arbitro unico o del presidente del collegio la Corte chiede ad un Comitato nazionale o Gruppo della CCI da lei scelto di proporre un nominativo. Con il nuovo regolamento è però stata allargata la possibilità per la Corte di procedere ad una scelta diretta, specialmente nel caso di controversie con Stati.

  • Indipendenza, imparzialità e disponibilità di tempo dell'arbitro

Il Regolamento fissa dei requisiti abbastanza stringenti per gli arbitri, riguardanti da un lato la loro indipendenza e imparzialità e dall'altro la disponibilità di tempo da dedicare alla procedura arbitrale. La precedente versione del Regolamento parlava solo di indipendenza, senza menzionare espressamente l'imparzialità. La questione non è priva di rilevanza in quanto si tratta di due concetti diversi:

(a) l'imparzialità richie­de che l'arbitro non favorisca una parte né abbia una posizione precostituita sulla questione controversa;
(b) l'indipendenza presuppone l'assenza di legami stretti con le parti che possano incidere sulla libertà di decisione dell'arbitro.

Il requisito dell'indipendenza assume un'importanza particolare per la scelta dell'ar­bi­tro di parte, essendo normale che, nel designare una persona di sua fidu­cia, la parte sia portata ad individuare un soggetto con cui ha (o ha avuto) rapporti più o meno stretti. Ora, mentre in un passato relativamente lon­ta­no questo aspetto veniva considerato con una certa tolleranza (giungendo persino a consentire la nomina come arbitro dell'avvocato di fiducia di una par­te), è ormai in atto, tanto nella CCI come nelle altre istituzioni arbitrali operanti a livello internazionale, una tendenza a far rispettare il requisito del­l'indipendenza dell'arbitro con estremo rigore. L'altro requisito, introdotto già a partire dal 2009, riguarda la disponibilità di tempo dell'arbitro. A tal fine si chiede all'arbitro di firmare una dichiarazione in cui conferma che potrà dedicare il tempo necessario per condurre l'arbitrato diligentemente, efficientemente e in conformità ai termini previsti dal Regolamento (ivi incluse le eventuali proroghe concesse ai sensi dello stesso), e nella quale deve inoltre indicare gli impegni professionali assunti, ed in particolare il numero degli arbitrati in corso al momento dell'accet­ta­zione della nomina. Il nuovo Regolamento introduce una serie di disposizioni intese a ridurre i tempi ed i costi dell'arbitrato, venendo incontro a pressanti richieste degli utilizzatori. In primis, si è cercato di stimolare le parti a precisare meglio la loro posizione (base giuridica delle domande e domande riconvenzionali, ammontare delle stesse) già negli atti introduttivi del procedimento, sperando che ciò velocizzi la procedura. Quanto agli arbitri, si richiede loro di indicare, nella dichiarazione che debbono firmare all'atto dell'accettazione, la disponibilità di tempo per condurre la procedura. Il testo di dichiarazione predisposto dalla CCI chiarisce anche che l'istituzione terrà presente la gestione e la durata della procedura arbitrale nel determinare il compenso degli arbitri, precisando espressamente che la Corte di arbitrato terrà conto della durata e della condotta del procedimento nel determinare gli onorari dell'arbitro.

  • Gestione della procedura arbitrale

Il nuovo Regolamento stabilisce che il tribunale arbitrale debba compiere ogni sforzo per gestire l'arbitrato in modo rapido ed economico (cost-effective). In particolare il Regolamento prevede ora espressamente una conferenza per la gestione della procedura (case management conference) e la messa a punto di un calendario di procedura. Inoltre, l'appendice IV riporta una serie di suggerimenti relativi a tecniche di case mana­ge­ment in grado di realizzare un migliore controllo di tempi e costi della procedura arbitrale.

  • Emergency Arbitrator

Una previsione molto innovativa del Regolamento del 2012 è quella che introduce la figura del cosiddetto Emergency Arbitrator al quale si può ricorrere prima dell'inizio della procedura per ottenere provvedimenti cautelari. La parte che abbia necessità di ottenere un provvedimento d'urgenza o conservativo la cui urgenza sia tale che non si possa attendere la costituzione di un tribunale arbitrale, può chiedere l'intervento di un Emergency Arbitrator in base alle disposizioni dell'apposito regolamento (Emergency Arbitrator Rules) contenuto nell'appendice V del Regolamento. La possibilità di chiedere l'intervento dell'emergency arbitrator è parte integrante del sistema arbitrale della CCI e costituisce una facoltà riconosciuta alle parti per il semplice fatto di aver scelto l'arbitrato CCI, senza necessità di un preventivo accordo con la controparte, aspetto, questo, che rafforza sensibilmente l'efficacia di tale strumento. Il regolamento prevede che in seguito alla richiesta, che deve contenere una serie molto dettagliata di informazioni, il Presidente nomini l'Emergency Arbitrator entro due giorni. L'attore è tenuto poi a presentare, entro 10 giorni dal deposito della richiesta, la domanda di arbitrato. L'Emergency Arbitrator fissa, entro due giorni dalla nomina, il calendario della procedura e si pronuncia sulla richiesta di misure cautelari entro 15 giorni dalla data in cui ha ricevuto il fascicolo.

lunedì 28 maggio 2012

Scarpe Brasiliane, piacciono a tutto il mondo

Ormai punto di riferimento a livello mondiale per stile e creatività, le calzature made-in-Brazil si stanno affermando con sempre maggiore forza all'interno del mercato calzaturiero internazionale. Un'identità forte e riconoscibile, design ricercato e una cifra stilistica originale rendono le scarpe brasiliane un prodotto apprezzato e richiesto dai consumatori di tutto il mondo, e in particolare da quelli italiani, che nei prodotti verdeoro trovano le interpretazioni più aggiornate e innovative dei contenuti fashion. L'avanzata del made-in-Brazil è documentata non solo dalle cifre, ma anche e soprattutto dal crescente interesse verso tutto ciò che è espressione della cultura verdeoro. Dal Brasile, arriva il ritratto di una società moderna, aperta e cosmopolita che ha saputo coniugare progresso e tradizione. Ne emerge il quadro di un Paese che ha saputo ritagliarsi un proprio spazio all'interno del villaggio globale, accogliendo gli stimoli e le suggestioni di diversa provenienza senza uniformarsi o smarrire la propria identità profonda. "Think globally, act locally": questo il modello a cui oggi guarda il paese verdeoroNel mondo della moda, così come nel design, nell'arte e nella cultura in generale, tutte le espressioni della cultura brasiliana sono caratterizzate da questo mix glocal, che le rende uniche ma allo stesso tempo universali. Ecco spiegato il segreto delle calzature made-in-Brazil, interpreti inedite delle tendenze moda più innovative a cui aggiungono un tocco di creatività tutta brasiliana. "Il lungo lavoro fatto in questi anni sul contenuto moda dei nostri prodotti sta dando importanti frutti - afferma Cristiano Körbes, Coordinatore progetti Abicalçados. Oggi le aziende calzaturiere brasiliane sono in grado di creare prodotti che incorporano i trend moda ma che allo stesso tempo sono innovativi e hanno un'identità forte e immediatamente riconoscibile. Tradizione e innovazione, globale e locale sono in prefetto equilibrio: le calzature brasiliane riescono così a intercettare i gusti e le esigenze dei consumatori di ogni parte del mondo, che appartengono a culture e a società molto diverse tra loro". L'appeal internazionale delle calzature brasiliane non è solo un tratto stilistico, ma rappresenta nel concreto un valore aggiunto di importanza strategica per spingere al rialzo le esportazioni del settore.

Cresce l'attenzione per il mercato italiano e per il suo pubblico di consumatori preparati e attenti alle evoluzioni della moda internazionale. Un banco di prova importante per le aziende brasiliane, che sono oggi in grado di proporre calzature dal carattere forte e dall'identità inconfondibile, capaci però di adattarsi al gusto e allo stile italiano. Questo mix di caratteristiche uniche è la vera carta vincente che i brand brasiliani giocano per conquistare il pubblico italiano. Nell'ultimo anno, si sono così intensificate le azioni di promozione indirizzate pensate per rafforzare l'identità e la riconoscibilità dei marchi; è cresciuta anche la presenza delle calzature brasiliane all'interno del sistema distributivo italiano, grazie alla crescita dei rapporti di collaborazione con i distributori locali e ai diversi negozi monomarca dei brand più noti. È l'inizio di un processo di penetrazione nel mercato italiano, che offre grandi prospettive di crescita a lungo termine, sia dal punto di vista economico che da quello, non meno importante, dell'immagine del brand. Ma il glocal mix brasiliano è vincente anche sugli altri fronti dell'export verdeoro. Rispetto ai mercati già consolidati, si rafforza ulteriormente l'export brasiliano in Cina, che ha toccato l'incremento record del 122% in valore negli ultimi 5 anni e che ha ulteriori spazi di sviluppo considerando che il mercato delle calzature in Cina è cresciuto del 65% negli ultimi cinque anni. Buone le prospettive a lungo termine anche per la Colombia, un altro bacino strategico per le calzature brasiliane (+26% negli ultimi cinque anni). I partner di riferimento per le esportazioni brasiliane restano in ogni caso gli Stati Uniti, Paese che importa la quasi totalità delle calzature che consuma. In Europa, le calzature brasiliane guardano soprattutto al mercato francese: nel periodo dal 2006 al 2010, le esportazioni verso la Francia sono cresciute del 168% in valore e 46% in volume. L'impegno delle aziende calzaturiere brasiliane si rivolge anche verso nuovi orizzonti commerciali.

Interessanti le prospettive offerte da un paese in crescita come il Sud Africa, che ha visto aumentare esponenzialmente la domanda interna (il mercato delle calzature è cresciuto del 45% rispetto al 2006 e del 29% solo nel 2010), ma non ha ancora sviluppato un apparato produttivo in grado di supportarla (le stime attestano come la produzione interna di calzature copra appena il 25,6% della richiesta). Per lo stesso motivo, un target strategico è rappresentato dagli Emirati Arabi, che non hanno poli di produzione calzaturiera e dipendono completamente dalle importazioni per soddisfare la domanda interna.

Fondamentale è anche il mercato russo, dove è forte la richiesta sia per il settore abbigliamento che per il comparto calzature. Creatività, trend, tradizione e innovazione: questo il mix di fattori che fa delle calzature brasiliane prodotti in grado di "parlare" ai consumatori italiani, ma non solo, soddisfando le esigenze di un pubblico sempre più preparato e attento alle evoluzioni del mondo del fashion internazionale.

domenica 27 maggio 2012

In Cina, rallenta l'export e si fermano le importazioni

Le esportazioni schiacciano il freno, mentre le importazioni si fermano del tutto: la bilancia commerciale cinese spicca un deciso salto in avanti, ma il robusto surplus è per molti aspetti la conferma del malessere che affligge la congiuntura del Dragone. Ad aprile, le vendite di made in China sui mercati esteri sono aumentate del 4,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Frattanto, le importazioni hanno registrato una crescita prossima a zero (+0,3%). Il saldo delle merci in entrata e in uscita dal paese ha generato un avanzo commerciale di 18 miliardi di dollari, oltre il triplo del surplus registrato da Pechino a marzo. Ma il Governo cinese ha poco di cui rallegrarsi. Dopo un primo trimestre di dati import-export altalenanti e difficili da interpretare a causa della forte distorsione stagionale indotta dal Capodanno Lunare, i flussi commerciali di aprile confermano ciò che tutti temevano e di cui la nomenklatura non ha mai fatto mistero: la locomotiva cinese è in fase di rallentamento e nel 2012 potrebbe correre alla velocità più bassa degli ultimi dieci anni (gli analisti prevedono una crescita annua del prodotto interno lordo di poco superiore all'8%). Preoccupano le esportazioni. È vero, ad aprile sono lievitate di quasi il 5% anno su anno. Ma è altrettanto vero che nel primo trimestre 2012, nonostante gli alti e bassi, erano cresciute del 7,6%. Così com'è vero che il mercato si attendeva un incremento di quasi il doppio. A penalizzare il made in China sono state, ancora una volta, le vendite verso l'Unione Europea, il principale partner commerciale di Pechino, che sono diminuite del 2,4% rispetto ad aprile 2011. Anche le esportazioni verso i paesi emergenti - dall'area Asean al Sudamerica - hanno rallentato il passo a conferma che, come sottolinea Tao Wang, economista di Ubs Investment Research, «la domanda delle nazioni in via di sviluppo non può bastare a sostenere una congiuntura globale debole». L'unica nota positiva viene dagli Stati Uniti, che ad aprile hanno aumentato del 10% le loro importazioni dalla Cina. Ma preoccupano, forse ancor di più, anche le importazioni. «L'andamento piatto del mese scorso conferma che la domanda domestica resta debole e che non mostra segnali di ripresa» avverte Alistair Thornton, economista di Ihs Global Insight. Ad aprile il Dragone ha tagliato i suoi acquisti dall'estero un po' dappertutto. Ha comprato meno semilavorati e componenti dalle vicine Tigri asiatiche, il che lascia pensare che gli acquirenti finali (perlopiù le aziende manifatturiere cinesi export oriented, come per esempio quelle elettroniche che assemblano parti in arrivo da ogni angolo del Far East) non vedano rosa nel loro business futuro. Ha comprato meno macchinari e meno prodotti meccanici dai suoi tradizionali fornitori, l'Unione Europea (-11% il totale delle importazioni dal Vecchio Continente ad aprile) e il Giappone. La contrazione delle importazioni di beni capitali segnala un'altra dinamica negativa che in questa fase caratterizza l'economia cinese: gli investimenti del settore manifatturiero stanno battendo in ritirata. Ciononostante, i flussi import di aprile mostrano anche due elementi positivi. Il primo è l'aumento degli acquisti dagli Stati Uniti (il dato potrebbe però essere viziato dalla consegna di alcuni aerei). Il secondo è l'incremento delle importazioni di materie prime (in volume, +9% i materiali ferrosi e +43% il rame). «La tenuta delle importazioni di commodity suggerisce che il settore delle costruzioni probabilmente sta continuando a investire, grazie alle politiche di sostegno varate dal Governo a favore dell'edilizia popolare e delle infrastrutture», spiega Tao Wang di Ubs.
 
 

Il commercio extra UE dell'Italia, dati Marzo 2012

Dopo due anni di crescita ininterrotta le esportazioni all'interno dell'Unione Europea, nel mese di marzo, hanno registrato una contrazione – rispetto all'analogo mese del 2011 - dello 0,5%. Nel contempo anche l'import, come ormai avviene da ottobre 2011, sta conoscendo riduzioni; in particolare lo scorso marzo il calo è stato dell'11,4%. Tutto ciò ha portato la bilancia commerciale con l'area a chiudere il mese in questione con un surplus di oltre 1,5 miliardi di euro (nel mese di marzo 2011, invece, si era totalizzato un passivo di 721 milioni di euro). Nel primo trimestre dell'anno in corso le nostre esportazioni sono cresciute del 2,3%, passando dai 52,7 miliardi di euro, di gennaio - marzo 2011, a poco meno di 53,9 miliardi. A fronte di questo le importazioni sono diminuite del 6,7% e il saldo è risultato in attivo per oltre 2,7 miliardi di euro. Per quanto concerne la destinazione geografica delle nostre merci, in ambito comunitario, progressi significativi si sono realizzati, con l'esclusione della Spagna (-7,5%), nei nostri principali partner commerciali, quali la Germania (+5,8%), la Francia (+3,2%) e i Paesi Bassi (+2,2%).

Gli scambi complessivi

Nonostante la complicata situazione economica in cui versa l'Italia, le nostre esportazioni continuano a manifestare forti segnali di ripresa, rivestendo il ruolo di unica componente positiva e dinamica della ricchezza nazionale. Nel mese di marzo le vendite di prodotti a marchio Made in Italy nel contesto internazionale sono aumentate tendenzialmente del 4,9% a fronte di una significativa riduzione delle importazioni (-10,9%). Una dinamica positiva si è riscontrata anche durante tutto il primo trimestre del 2012, dove ad un incremento dell'export, pari al 5,5%, si è accompagnato un calo dell'import del 4,6%. La prima conseguenza è stata quella di veder contrarre sensibilmente il nostro deficit commerciale con l'estero: dai -13,1 miliardi di euro di gennaio – marzo 2011, si è passati in soli tre mesi, infatti, a -3,4 miliardi. Sempre nel primo trimestre di quest'anno, le nostre esportazioni sono incrementate in tutte le aree del mondo. Anche in Africa settentrionale, dove lo scorso anno si era conosciute forti riduzioni, le vendite di prodotti italiani hanno segnato un incoraggiante +11,7%. Particolarmente positive, inoltre, sono state le perfomance realizzate nei cosiddetti Paesi Europei non U.E. (+16%), in America latina (+15,3%) e nell'Africa sub-sahariana (circa il 16%). Per quanto concerne i settori, si pongono in risalto i buoni risultati ottenuti dai comparti della metallurgia, della raffinazione del petrolio, dell'alimentare e della farmaceutica. Di converso segnano il passo i prodotti tessili, il legno e carta e gli apparecchi elettrici.

www.sviluppoeconomico.gov.it

Grandi Degustazioni Canada 2012

Tra le attività promozionali previste per il 2012 in favore del vino italiano, l'ICE organizzerà la XVII edizione delle Grandi Degustazioni in Canada, la manifestazione ha conquistato un ruolo di primaria importanza nel panorama delle iniziative promozionali enologiche e si conferma oggi uno degli appuntamenti più attesi dagli operatori di settore canadesi.
Nel corso degli ultimi anni il Canada ha consolidato il ruolo di mercato strategico per l'export del vino italiano, raddoppiando il valore delle consegne in soli dieci anni e confermandosi il 5° mercato di sbocco per il vino italiano.
Nel 2008, le consegne hanno sfondato il tetto dei 200 milioni di Euro (+2.7%). Nel 2009 la crisi congiunturale ha condizionato il flusso export con una flessione del 5,4%, il primo segno negativo da oltre un decennio. Il 2010 testimonia una nuova impennata nelle esportazioni di vino italiano, che con una crescita del 28,7% superano il valore record di 245 milioni di Euro (668.000 Ettolitri).
Gli ultimi dati disponibili (dicembre 2011) confermano il trend positivo con un'ulteriore crescita del 3,8% in valore ed un volume esportato pari a 693.000 hl.
Da sottolineare che il prezzo medio del vino esportato sul mercato canadese si conferma uno dei più remunerativi a testimonianza dell'elevata attenzione alla qualità del consumatore canadese.
Le Grandi Degustazioni in Canada sono giunte alla XVII edizione e rappresentano ormai un appuntamento promozionale di fama consolidata.
L'edizione del 2010 ha confermato un successo annunciato con la partecipazione di oltre 4.000 tra operatori, giornalisti e consumatori di tendenza.
Scadenza adesione: 31 Maggio 2012
 
 
 


venerdì 11 maggio 2012

Germania, aumenta il commercio equosolidale

Sempre più consumatori tedeschi scelgono prodotti equo-solidali; nello scorso anno i ricavati del settore sono saliti a 400 milioni di Euro e per l'ottavo anno consecutivo la domanda di tali prodotti è cresciuta. In termini percentuali si parla di una crescita pari al 18% del settore. Pur non riuscendo a mantenersi sulle percentuali di crescita degli ultimi due anni, che hanno registrato rispettivamente +27% e +26%, il mercato dell'equo-solidale manda segnali molto positivi, soprattutto considerato il momento di crisi generale. Dal 2002 i guadagni del settore si sono moltiplicati di ben otto volte, nonostante ciò la quota di mercato dell'equo-solidale resta molto bassa. Tra i prodotti più venduti in vetta ci sono caffè, banane e rose. Mentre caffè e banane equo-solidali, nonostante aumenti del +22% e +60% delle vendite, coprono solo il 2% del rispettivo mercato, le rose provenienti dal fair-trade rappresentano il 7% del mercato. I prodotti equo-solidali si diffondono sempre più, ma la gastronomia resta senz'altro il settore in cui tali prodotti hanno più successo.

www.ice.it


 

venerdì 4 maggio 2012

L'Italia guadagna posizioni sul mercato brasiliano in crescita

Nel 2011, l'interscambio commerciale del Brasile con il Resto del Mondo è aumentato del 25 per cento per un totale pari a 482,2 miliardi di dollari. La bilancia commerciale ha chiuso i conti in attivo con un avanzo di 29,8 miliardi di dollari, in aumento rispetto a poco più di 20 miliardi di dollari del 2010. Le esportazioni hanno totalizzato 256 miliardi di dollari nel 2011, il 26,8 per cento in più rispetto al 2010. Il risultato è imputabile soprattutto all'aumento del prezzo medio delle materie prime agricole e minerali (cresciuto nei primi undici mesi dell'anno del 33 per cento rispetto al 2010), di cui il Brasile è un tradizionale esportatore, piuttosto che alla performance dell'industria manifatturiera, che dalla metà del decennio scorso continua a soffrire il forte apprezzamento della valuta locale, il Real. Questo squilibrio è fonte di una certa preoccupazione da parte delle Autorità brasiliane che preferirebbero una maggiore incidenza sull'export dei prodotti industriali e una minore dipendenza dalle materie prime.

Fonte:
http://www.esteri.it/MAE/IT/Ministero/Servizi/Imprese/DiplomaziaEconomica/Newsletter/

ABI, SACE, SIMEST e CDP: accordo per innalzare la competitività internazionale delle PMI italiane

L'accordo stabilisce la proroga di un anno (fino al 6 aprile 2013) della Convenzione "Export Banca", che già prevede:
 
(A) il supporto finanziario di CDP (2 miliardi di euro iniziali)
(B) la garanzia di SACE, in complementarietà col sistema bancario, nelle operazioni di finanziamento per l'internazionalizzazione e le esportazioni delle imprese italiane.
I settori prevalenti per le operazioni potenzialmente finanziabili sono, nell'ordine, infrastrutture, chimica e petrolchimica, gas e petrolio, produzione e distribuzione energia, cantieristica, meccanico e metallurgico.
 
"Export banca" amplierà il suo raggio d'azione anche a:
  • operazioni di "credito fornitore", ossia di finanziamento del fornitore italiano oltre a quelle di "credito acquirente" (finanziamento dell'acquirente estero) già incluse nella Convenzione
  • operazioni in compartecipazione con le banche, anche estere, per la quota e/o le scadenze da esse non coperte
  • rifinanziamento di operazioni già in essere
  • operazioni denominate in dollari USA, oltre che in euro.
Con l'aspettativa per il prossimo futuro di quaranta nuove operazioni finanziabili, a un anno dalla sigla della Convenzione "Export Banca", sono state finanziate due operazioni, per un totale di circa 800 milioni di euro, mentre altre tre sono in fase di conclusione. I settori di riferimento di queste cinque operazioni sono: cantieristica, edilizia, infrastrutture e gas e petrolio. "Export Banca" potrà far fronte in maniera più efficiente alla pipeline di 40 operazioni in istruttoria preliminare. L'importo totale di queste è al momento stimabile in oltre 9 miliardi di euro, interamente garantiti da SACE, con una quota di pertinenza CDP pari a circa 4,5 miliardi di euro. La maggior parte delle operazioni in istruttoria preliminare è di tipo "credito acquirente", mentre oltre una decina sono le operazioni a sostegno dell'internazionalizzazione delle imprese italiane, ossia finalizzate a supportare l'apertura di filiali e acquisizioni all'estero da parte di aziende italiane. La valuta principale di denominazione è l'euro (circa 30 operazioni per oltre 7 miliardi di euro), mentre il controvalore delle operazioni denominate in dollari USA è equivalente già a quasi 2 miliardi di euro.
 
 

Jimyong Kim è il nuovo presidente della Banca Mondiale

Il medico americano di origine coreana Jimyong Kim è diventato il nuovo presidente della Banca Mondiale scavalcando l'altra candidata, il ministro delle finanze nigeriano Ngozi Okonjo-Iweala per un mandato di 5 anni. Si tratta di un evento significativo non solo per il ruolo della Banca Mondiale, che per la prima volta trova alle sue redini un medico, che dovrebbe pertanto favorire la politica dell'ente in ambito umanitario, ma anche per la Corea, il primo paese al mondo ad essere diventato da recipiente a donatore ai Paesi più poveri.
Nato a Seoul 52 anni fa, Kim è emigrato negli USA quando aveva cinque anni dove la sua carriera di medico è stata punteggiata da diversi incarichi importanti quali direttore del dipartimento contro la lotta all'AIDS presso l'Organizzazione Mondiale della Sanità e rettore della prestigiosa Dartmouth College. Resterà da vedere se Kim sarà in grado di spostare l'attenzione della Banca Mondiale verso le economie emergenti, troppo spesso ignorate, dicono in molti, dalla recente amministrazione, piu` propensa invece a fare gli interessi dei Paesi sviluppati.

mercoledì 2 maggio 2012

Unioncamere, l'export 2012 crescerà in misura del 2,8%

Nonostante le evidenti difficoltà del clima economico italiano, l'export nostrano dovrebbe crescere anche nel corso del 2012 in misura del +2,8%, con le regioni del Nord-Est e la Toscana in testa. Ciò è quanto emerge dal Rapporto Unioncamere 2012, che verrà diffuso a Roma il 3 Maggio, il quale, però, rileva come la crescita dell'export e del numero di imprese che stabilmente opera sui mercati internazionali sia frenata dalla modesta dimensione aziendale, definita un ostacolo da circa 4 imprese manifatturiere non esportatrici su 10.
 
 
 

Cotone, export libero dall'India

Visti i precedenti, il condizionale è d'obbligo. Ma l'India dovrebbe aver finalmente rimosso in via definitiva, almeno per questa stagione, ogni ostacolo all'export di cotone. La decisione è stata annunciata ieri dopo la riunione di un comitato di ministri, che ha invece rinviato a domani l'eventuale autorizzazione di ulteriori esportazioni di zucchero. New Delhi aveva scosso il mercato del cotone un paio di mesi fa (si veda il Sole 24 Ore del 6 marzo), con l'improvviso divieto di esportare la fibra: una misura giustificata dal ritmo eccessivo delle vendite all'estero, che avrebbe potuto provocare carenze a livello locale, aveva spiegato il ministero del Commercio. L'irritazione del potente ministro dell'Agricoltura, Sharad Pawar, che voleva evitare un crollo delle entrate per i coltivatori indiani, aveva successivamente condotto a una revoca parziale del divieto. Nella stagione in corso, che si concluderà a fine settembre, l'India ha finora autorizzato l'esportazione di 11,5 milioni di balle di cotone da 170 kg, di cui 900mila ancora da spedire: un record storico. Le previsioni iniziali erano per 8,4 milioni di balle, quantità che a inizio marzo, quando venne decretato il bando, era già stata superata di 1,1 milioni di balle. L'ottimismo sulla produzione d'altra parte è cresciuto di pari passo con le vendite: oggi il Governo prevede un raccolto, anch'esso da primato, di 35,2 milioni di balle (+6,7% dal 2010-11). Secondo le stime della Cotton Association of India, potrebbe esserci spazio per l'esportazioni di altri 1-2 milioni di balle prima della fine della stagione. Il Governo ha infatti deciso di metterne da parte un milione come scorta «per coprire ogni eventuale esigenza dell'industria tessile». Le quotazioni del cotone all'Ice hanno reagito alle novità con un ribasso del 2,2% a 87,25 cents per libbra, minimo da due mesi. Prima di ieri la fibra aveva già perso il 2,8% da inizio anno e nel 2011 – nonostante avesse segnato un record storico a 2,27 $/lb – era stata la materia prima con la peggiore performance: -37%. A giudizio degli analisti, l'unico sostegno ai prezzi nel breve periodo potrebbe arrivare dalla Cina. Ma il futuro ritmo delle sue importazioni è un interrogativo.Il 31 marzo Pechino ha concluso un enorme piano di ricostituzione delle scorte statali, che l'ha portata ad accumulare in sei mesi 3,13 milioni di tonnellate di cotone. Circa un terzo è stato acquistato dagli Stati Uniti, che quest'anno – anche grazie alle capricciose politiche indiane – hanno aumentato del 18% le loro esportazioni verso la Cina. I cinesi sono senza dubbio allettati a proseguire lo shopping dai prezzi internazionali del cotone, molto più bassi di quelli locali. Ma non è chiaro se e quando Pechino assegnerà ulteriori quote di importazione, né se in qualche misura vorrà soddisfare le esigenze locali attraverso il rilascio di scorte.

IL MARCHIO 7 CAMICIE SBARCA IN MESSICO

Il marchio 7 camicie sbarca in Messico.
Il gruppo italiano, leader nel settore dell'abbigliamento specializzato in camiceria, inaugura oggi il suo primo punto vendita messicano nel prestigioso centro commerciale Interlomas nella capitale del paese. Prosegue così il programma d'espansione internazionale del gruppo italiano fondato da David Hassan che consiste in ben 350 punti vendita in 40 Paesi.
Le classi medie messicane mostrano un forte interesse per i marchi italiani e i centri commerciali delle maggiori cittá del paese registrano una crescente presenza dei simboli del Made in Italy.

 

giovedì 19 aprile 2012

In crescita l'export alimentare italiano in Russia

La Russia è tra i primi Paesi in cui si registrano performance positive per l'export alimentare italiano: per ogni anno infatti, eccezion fatta per il 2009, è stata registrata una crescita a due cifre.
Dal 2000 al 2011, le esportazioni di prodotti alimentari italiani verso la Russia sono passate da 64,2 milioni di euro a 427 milioni, con una crescita del 565%, contro il +87% ottenuto dal food and drink nazionale a livello mondiale.
La quota del mercato russo nell'export alimentare italiano è raddoppiata, passando dal 2,5% di inizio millennio al 5% del 2011: il prodotto che ha realizzato le performance migliore è il vino Made in Italy (dal 23% del 2000 a oltre il 36% dello scorso anno).
Come affermato da Luigi Scordamaglia, consigliere incaricato di Federalimentare, risultati ancora più soddisfacenti potranno essere ottenuti con l'ingresso della Russia nel WTO che porterà una maggiore sinergia tra i sistemi agroalimentari.
 
 

 

Il Made in Italy alimentare piace ai cinesi

Il vino e in particolare lo spumante made in Italy piacciono ai cinesi. Ma è un po' tutta l'alimentare italiano a piacere oltre la Grande Muraglia. E non è solo una questione di gusti, a dimostrare tutto questo sono i dati delle esportazioni. Vola, infatti, l'alimentare Made in Italy in Cina dove aumenta del 36,3% il valore delle esportazioni che contribuiscono a trainare le buone performance fatte registrare dalle esportazioni del settore a livello mondiale (+12,7%). I numeri emergono da una analisi della Coldiretti sui dati relativi al commercio estero nel mese di febbraio divulgati dall'Istat. Il settore alimentare mette a segno - sottolinea la Coldiretti – un aumento del 9,3% delle esportazioni nei paesi dell'Ue e del 19,1% in quelli extra comunitari anche grazie alla crescita della domanda del gigante asiatico. Il risultato prosegue il trend positivo del Made in Italy sulle tavole in Cina dove l'Italia - precisa la Coldiretti - ha esportato cibo e bevande per un valore di 248 milioni di euro nel 2011 in aumento del 30% rispetto al 2010. A piacere ai cinesi, oltre ai vini per un importo di 67 milioni di euro in crescita record del 63%, ci sono - continua la Coldiretti - l'olio di oliva con 24 milioni di euro in crescita del 4%, i dolci ed i biscotti con 10 milioni di euro (+20%), la pasta con 5,3 milioni con un incremento del 60% e formaggi 2,7 milioni in aumento del 42%. È comunque lo spumante italiano a far registrare il maggior aumento della domanda in Cina dove il consumo è più che triplicato (+235%) nel 2011 anche grazie alla presenza di almeno 2,7 milioni di persone con un patrimonio personale netto di oltre 6 milioni di yuan (oltre 600.000 euro) che apprezzano il cibo italiano, secondo il rapporto sul consumo dei beni di lusso da parte dei cinesi, redatto dalla Industrial Bank in collaborazione con l'Istituto di ricerca Hurun. Il balzo della domanda di spumante italiano in Cina, dove sono state spedite 7,6 milioni di bottiglie, soprattutto di Prosecco, nel 2011 traina in realtà - sottolinea la Coldiretti - le esportazioni di tutto il comparto agroalimentare. Tuttavia - sostiene la Coldiretti - la bilancia commerciale nell'agroalimentare risulta ancora fortemente squilibrata con gli arrivi dalla Cina in Italia che in valore sono stati di 589 milioni di euro nel 2011, in aumento del 18% e pari a più del doppio delle esportazioni del Made in Italy nel gigante asiatico. Dalla Cina in Italia – precisa la Coldiretti - arrivano soprattutto concentrato di pomodoro, aglio, semilavorati di frutta e verdura e legumi secchi. Per riequilibrare i rapporti è necessario - conclude la Coldiretti - rimuovere le barriere commerciali ancora presenti in Cina. Nonostante il miglioramento dei rapporti con l'apertura ad alcune produzioni italiane, rimangono ancora importanti le barriere fitosanitarie che limitano l'esportazione di prodotti ortofrutticoli poiché i dossier devono essere discussi prodotto per prodotto e questo provoca una notevole lungaggine nelle trattative.


www.coldiretti.it

Il vino aiuta l'export italiano

La cultura viti-vinicola aiuta anche le nostre esportazioni. Nel 2011 il vino made in Italy ha toccato il massimo storico con 4,4 miliardi di euro di export. Oramai le vendite all'estero assorbono oltre il 50% della produzione e quello vinicolo è uno dei pochissimi business in cui le aziende continuano ad assumere. I risultati generali premiano la qualità crescente del nostro prodotto che riscuote grande successo in Europa come negli Stati Uniti. Si spera anche nei nuovi mercati.
Intanto Mediobanca fa il punto della situazione nel suo report annuale rilevando che gli utili delle società vitivinicole sono addirittura raddoppiati a 138 milioni. L'Italia esporta ancora tanto prodotto sfuso ma crescono le quote di mercato (e l'immagine) del Barolo, del Brunello, dell'Amarone, del Chianti, del Prosecco e persino delle bollicine, in diretta (e durissima) concorrenza con lo champagne. Se c'è una lezione da trarre dall'evoluzione di un business della old economy è proprio quella della qualità e della ricerca. Solo offrendo prodotti differenziati e ad alto valore aggiunto è possibile insidiare i vecchi leader e conquistare il primato mondiale.
 
 

Ismea, nel 2011 balzo record per l'export di olio di oliva italiano

Conti in attivo, nel 2011, per la bilancia commerciale italiana degli olii di oliva. Un comparto, strutturalmente deficitario, che ha potuto beneficiare, l'anno scorso, di un export balzato al massimo storico, aumentato del 6,1% in valore e del 5,7% in termini quantitativi. All'estero - rileva l'Ismea  - sono state inviate nel 2011 oltre 400 mila tonnellate di olii di oliva e sansa,  per un incasso che ha superato 1,2 miliardi di euro. Una performance, quella dell'export, sostenuta soprattutto dalla domanda Usa (+8,7% le spedizioni oltre Atlantico), mercato in cui confluisce circa un terzo delle vendite all'estero di olii di oliva made in Italy. A tirare sono stati anche Germania e Francia, mentre l'export ha fatto segnare l'anno scorso una battuta d'arresto sia in Canada che in Giappone. Il 2011 è stato un anno record anche per le importazioni, con 625 mila tonnellate (+2,2% rispetto la 2010) e 1,2 miliardi di euro (+0,4%). Dalla Spagna gli arrivi sono complessivamente cresciuti, in volume, solo dello 0,4%, mentre la Grecia ha spedito un quantitativo superiore del 13,8% ai livelli 2010. Da segnalare una brusca flessione degli arrivi dalla Tunisia (-21,5%), a fronte di maggiori importazioni di olii da Marocco, Australia e Cile, seppure per volumi complessivamente modesti. La bilancia commerciale - conclude l'Ismea - ha chiuso il 2011 con un saldo attivo di 29 milioni di euro. Negli ultimi dieci anni è la seconda volta che l'interscambio commerciale di olii di oliva registra per l'Italia un avanzo di bilancio.

 

www.ismea.it

mercoledì 18 aprile 2012

Royalties e valore presso la dogana

In conseguenza dei numerosi contenziosi in essere, in alcuni casi, le royalties pagate ad un licenziante in relazione alle merci oggetto di importazione devono essere addizionate al valore in dogana delle merci stesse, in particolare:

I diritti di licenza (esempio, le royalties) devono essere addizionati al valore di transazione solo nel caso in cui sussistano congiuntamente le seguenti due condizioni:

 

  • i diritti di licenza devono riferirsi in tutto o in parte alle merci importate;
  • il corrispettivo pagato è condizione della vendita.
 
Per valutare le due condizioni di cui sopra, l'Agenzia delle Dogane richiede di verificare il contenuto del contratto di licenza: è bene, pertanto, porre estrema attenzione al contenuto del contenuto del contratto di licenza e prendere in considerazione eventuali revisioni dello stesso in modo da rendere chiaro, ove opportuno, che le due condizioni di cui sopra non siano soddisfatte.

Sanzioni doganali: revisione dell'articolo 303 del Tuld

Con il DL 16/2012 è stato riformato l'art. 303 del Tuld che è la norma sanzionatoria tipica applicata alle irregolarità doganali commesse al momento della presentazione della merci in dogana per l'importazione. Il comma 1 ora sanziona la difforme dichiarazione di qualità quantità e valore con la pena pecuniaria da €  103 ad € 516; tuttavia quando l'inesatta indicazione del valore abbia comportato la rideterminazione dei diritti di confine e quando la differenza tra i diritti dichiarati e accertati superi il 5%, si applicano le sanzioni indicate nel comma 3. Il comma 3 è stato rivoluzionato dal Dl. 16/2012. Infatti da un sistema rigido e proporzionale, che prevedeva l'applicazione di una sanzione da uno a dieci volte i diritti evasi, si è passati ad un sistema, pur sempre rigido, ma a scaglioni. Ora violazioni di modico valore possono comportare sanzioni con importi decisamente più elevati rispetto a quelli che sarebbero stati applicati con il vecchio regime. Si tratta di un Decreto Legge che, in fase di conversione, potrebbe subire delle modifiche da parte del Parlamento; tuttavia, proprio per la sua natura di Dereto Legge, tale norma è immediatamente applicabile.

La nuova formulazione del terzo comma è la seguente:

Art. 303, 3° comma: Se  i  diritti  di  confine  complessivamente  dovuti   secondo l'accertamento  sono  maggiori  di  quelli  calcolati  in  base  alla dichiarazione e la differenza dei diritti supera il cinque per cento, la sanzione  amministrativa, qualora il  fatto  non  costituisca  più grave reato, è applicata come segue:

 

  • per  diritti  fino  a  500  euro  si  applica   la   sanzione amministrativa da 103 a 500 euro;
  • per i diritti da 500,1 a 1.000 euro, si  applica  la  sanzione amministrativa da 1.000 a 5.000 euro;
  • per i diritti da 1000,1 a 2.000 euro, si applica  la  sanzione amministrativa da 5.000 a 15.000 euro;
  • per i diritti da  2.000,1  a  3.999,99  euro,  si  applica  la sanzione amministrativa da 15.000 a 30.000 euro;
  • oltre 4.000, si applica la sanzione amministrativa  da  30.000 euro a dieci volte l'importo dei diritti.

Per le imprese italiane del settore hi-tech, opportunità in Cina

L'iniziativa intende valorizzare la presenza qualificata delle eccellenze tecnologiche italiane in Cina, specie delle imprese medio-piccole e delle start-up, anche attraverso collaborazioni finanziarie con soggetti come il Cittc. Simest è la finanziaria controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico che promuove l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Può acquisire partecipazioni nelle imprese fino al 49% del capitale sociale, sia investendo direttamente che attraverso il Fondo di Venture Capital. Sibac è una società di consulenza di diritto cinese costituita a Shanghai nel 2005 in joint venture tra Intesa Sanpaolo (40%), Bank of China (35%) e Simest (25%). E' specializzata nelle normative riguardanti gli investimenti diretti esteri in Cina, nella preparazione e revisione di studi di fattibilità e business plan, nella costituzione e registrazione di joint venture e società a totale capitale straniero, nella normativa fiscale, finanziaria, valutaria e doganale. Cittc è un centro per il supporto delle imprese italiane e cinesi, costituito a Pechino in seguito al memorandum d'intesa firmato a Roma nel 2010 dal Ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione e dal Ministro per la Scienza e Tecnologia cinese. Il Cittc è gestito dall'Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l'Innovazione diretta dal Governo italiano e dai partner cinesi della Beijing Municipal Science and Technology Commission e mira a rafforzare la collaborazione bilaterale tra i distretti delle pmi locali e tra i parchi industriali hi-tech e a favorire il trasferimento tecnologico tra Cina e Italia.

Questi gli obiettivi strategici del duplice accordo:

  • agevolare il processo di internazionalizzazione delle Pmi italiane nel settore cinese dell'hi-tech
  • promuovere la cooperazione internazionale tra aziende italiane e cinesi interessate a sviluppare insieme attività industriali e commerciali
  • aprire un canale di collaborazione anche per enti universitari e centri di ricerca.

Le Pmi italiane che intendono sviluppare attività industriali e commerciali in Cina nel settore hi-tech saranno guidate nella conoscenza del mercato e riceveranno servizi di consulenza e assistenza (dalla preparazione del business plan alla ricerca di partner nel Paese).


Informazioni:

Simest
Gian Carlo Bertoni
g.bertoni@simest.it

Le regole dell'International Chamber of Commerce sulla lotta alla corruzione

Le imprese che adottano rigide regole riusciranno ad adempiere ai propri obblighi di legge in maniera più naturale, efficace e sostenibile.
Per questo motivo, l'ICC (International Chamber of Commerce) raccomanda fortemente l'adozione e l'implementazione da parte degli imprenditori di un proprio programma di conformità aziendale, essendo quest'ultimo divenuto obbligatorio in un numero sempre maggiore di giurisdizioni. La revisione 2011 fornisce un modello di conformità applicabile a piccole, medie e grandi imprese.
Le Regole della ICC sono concepite come un metodo di auto-regolamentazione da parte delle imprese rispetto al contesto delle leggi nazionali applicabili e degli strumenti legali internazionali.
L'accettazione volontaria di tali Regole da parte delle imprese promuoverà elevati standard di integrità nelle transazioni commerciali, sia tra imprese ed Enti pubblici che tra le stesse imprese.
Queste Regole forniscono inoltre una base appropriata per resistere ai tentativi di estorsione o sollecitazione di tangenti.
I Modelli di Contratto ICC contengono riferimenti alla Parte I delle presenti Regole. Le imprese sono tutte chiamate a incorporare nei loro contratti commerciali, per intero o attraverso riferimenti, la Parte I delle presenti Regole, onde evitare che le proprie relazioni commerciali siano affette da qualsiasi forma di corruzione.
Le Regole ICC si compongono di tre parti:

- la Parte I afferma le Regole vere e proprie
- la Parte II affronta le politiche che l'impresa dovrebbe adottare a sostegno della conformità alle Regole
- la Parte III elenca i principi che un efficace programma di conformità aziendale dovrebbe contenere
- l'Appendice A elenca i principali strumenti legali internazionali in materia di corruzione.
- l'Appendice B elenca gli strumenti ICC che saranno utili nella lotta alla corruzione
- l'Appendice C ricorda gli obiettivi e il ruolo della ICC Commission on Corporate Responsibility and Anti-corruption.
 
 
 
 

Commercio tricolore con l'estero: i dati Istat di Febbraio 2012

La crescita congiunturale dell'export è più sostenuta per i beni di consumo durevoli (+2,2%) e non durevoli (+1,6%) e negativa per i prodotti energetici (-8,2%). Dal lato dell'import si rileva un aumento significativo per l'energia (+2,8%). Nell'ultimo trimestre le esportazioni registrano una crescita congiunturale del 2,1%, con un incremento rilevante per i prodotti energetici (+17,9%). Per gli acquisti si osserva una flessione dell'1,6%, più accentuata per i mercati Ue (-2,0%) e per i prodotti intermedi (-4,2%). A febbraio la crescita tendenziale delle esportazioni è pari al 7,3% e interessa in misura maggiore i mercati extra Ue (+11,8%). L'aumento dello 0,8% delle importazioni è imputabile alla crescita degli acquisti dai Paesi extra Ue (+4,6%). Nel mese di febbraio l'aumento tendenziale delle esportazioni ha riguardato principalmente articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+21,1%), metalli di base e prodotti in metallo (+15,4%), prodotti petroliferi raffinati (+13,8%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,7%) e mezzi di trasporto (esclusi gli autoveicoli) (+10,1%). Risultano in calo le vendite all'estero di prodotti dell'agricoltura (-6,8%), di apparecchi elettrici (-4,1%), di carta e prodotti in carta (-1,8%) e di prodotti tessili (-1,1%). Dal lato delle importazioni si registrano forti aumenti per gli acquisti di gas naturale (+44,0%), di prodotti dell'estrazione di minerali (escluso petrolio e gas) (+28,6%), di petrolio greggio (+24,1%), di coke e prodotti petroliferi raffinati (+12,8%) e di articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+9,6%). Risulta in netta diminuzione l'import di computer, apparecchi elettronici e ottici (-28,3%), di prodotti tessili (-14,7%), di metallo e prodotti in metallo (-12,8%), di mezzi di trasporto (autoveicoli esclusi) (-10,7%) e di autoveicoli (-10,2%). I volumi esportati sono aumentati del 2,1% rispetto a febbraio 2011, mentre quelli importati sono diminuiti del 5,8%. La dinamica tendenziale dei valori medi unitari è positiva tanto per l'export (+5,1%) quanto per l'import (+6,9%). Il disavanzo della bilancia commerciale nei primi due mesi dell'anno è di 5,5 miliardi di euro, in miglioramento rispetto al deficit di oltre 9 miliardi dell'anno precedente. Il saldo non energetico è positivo e pari a 6,5 miliardi. Consistenti aumenti dell'export si registrano verso Svizzera (+35,6%, per lo più imputabile alle vendite di oro greggio non monetario), Giappone (+22,1%), Stati Uniti (+21,5%), Paesi EDA (+17,6%) e paesi ASEAN (+16,5%). Si registrano cali nelle vendite verso Spagna (-7,4%), Cina (-4,8%), Austria ( 2,3%) e Turchia (-1,0%). Le importazioni sono in crescita soprattutto dalla Russia (+31,8%), dai paesi OPEC (+15,9%), dai Paesi Bassi (+7,7%) e dagli Stati Uniti (+7,2%). Sono in calo gli acquisti dai paesi EDA (-26,6%), dalla Turchia (-22,3%), dal Giappone (-20,4%), dalla Cina (-11,5%) e dalla Romania (-10,1%). A gennaio la bilancia commerciale è attiva con Francia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e paesi EDA. I principali saldi negativi riguardano paesi OPEC, Cina, Russia, Paesi Bassi e Germania. A febbraio l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,7% rispetto a gennaio. Nella media del trimestre dicembre-febbraio l'indice è diminuito dell'1% rispetto al trimestre immediatamente precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a febbraio 2012 l'indice è diminuito in termini tendenziali del 6,8% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di febbraio 2011). Nella media dei primi due mesi dell'anno la produzione è scesa del 5,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A febbraio 2012 l'indice destagionalizzato registra variazioni positive congiunturali nel comparto dell'energia (+5,7%) e in quello dei beni strumentali (+2,0%). Variazioni negative si registrano invece, per i beni di consumo (-2,3%) e per i beni intermedi (-1,9%). In termini tendenziali l'indice corretto per gli effetti di calendario segna variazioni positive per il solo comparto dell'energia (+3,3%). Diminuiscono in modo significativo i beni intermedi (-10,6%) e i beni di consumo (-9,6%), mentre presentano un calo moderato i beni strumentali (-1,5%).


www.istat.it

Brasile, dal 21 al 25 Maggio 2012: missione Stato, Regioni e Sistema Camerale

Il Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con l'ICE, con le Regioni italiane e con il supporto del Sistema Camerale, promuove una importante Missione di Sistema congiunta Governo-Regioni-Sistema Camerale in Brasile dal 21 al 25 maggio 2012. Essa avrà carattere plurisettoriale (Aereospazio, Agroalimentare, Agroindustria, Automotive, Contract, Edilizia, Energie, Housing sociale, Legno – Arredo, Logistica, Meccanica, Nautica, Sistema Moda) e toccherà diverse città: San Paolo, San Josè Dos Campos, Curitiba, Recife e Belo Horizonte. Il Brasile, principale membro del Mercosur, offre importanti opportunità di collaborazione imprenditoriale e di investimento alle imprese italiane, e in questo contesto la Missione di Sistema rappresenta, per le nostre imprese, particolarmente per quelle piccole e medie, un importante momento di promozione delle eccellenze del Made in Italy. La possibilità di attuare un'efficace strategia di penetrazione nel mercato brasiliano ha indotto 16 regioni italiane ad aderire all'iniziativa:Basilicata, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Provincia Autonoma Di Trento, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. L'iniziativa prevede approfondimenti con esperti, visite ai poli produttivi ed incontri B2B con controparti locali selezionate. Il programma si articolerà in una iniziale sessione plenaria unificata a San Paolo, con la presentazione delle opportunità di collaborazione commerciale, imprenditoriale e di investimento con il Brasile; un Forum bilaterale Italia-Brasile e incontri B2B con operatori economici e controparti locali dedicati a tutti i settori. A seguire si svolgeranno sessioni parallele nelle località di San Paolo, San José dos Campos, Curitiba, Recife e Belo Horizonte, con incontri tecno-tematici e B2B. Dal 16 gennaio 2012 sono partiti i Road Show informativi rivolti alle imprese. Essi saranno effettuati in tutte le regioni coinvolte e aderenti alla Missione di Sistema e serviranno ad illustrare le opportunità di collaborazione commerciale e di investimento offerte dal Brasile, le diverse modalità di ingresso nel mercato, il programma di missione, i servizi offerti e gli aspetti logistici. Tra le azioni di comunicazione a sostegno della Missione è prevista la realizzazione di un Catalogo per facilitare i contatti con le controparti locali, con una pagina dedicata a ciascuna azienda partecipante ai B2B e con modalità che saranno a breve comunicate. 
La partecipazione alla Missione è gratuita. Sono a carico di ciascun partecipante le sole spese di viaggio e alloggio.


Per maggiori informazioni:

Regione Marche 
http://missionebrasile.internazionalizzazione.marche.it
ICE - Direzione Dipartimento Promozione
Partenariato Interregionale e Made in Italy
brasile2012@ice.it

Export oro in Svizzera

La crisi morde e le famiglie vendono l'oro di famiglia. E' quanto emerge, tra le righe, dei dati Istat sul commercio estero. Il 2012 non e' iniziato nel migliore dei modi per il Made in Italy, le esportazioni non registrano piu' crescite a doppia cifra e su base mensile a stento si mantengono positive. Ma c'e' un'eccezione: la fotografia dell'Istat sui flussi commerciali, aggiornati a febbraio, mostra come l'export si salvi soprattutto grazie alle vendite di prodotti in metallo verso la Svizzera. Una voce che fa registrare un'impennata del 109,1% su base annua, trascinando la confederazione al primo posto tra i Paesi in cui le vendite crescono di piu' (+35,6%). A fare la differenza sono le esportazioni di lingotti, l'ultimo dato dell'Istat sull'oro greggio non monetario parla di un rialzo del 149,8% (gennaio). Con tutta probabilita' l'Italia si sta liberando di una quantita' di metallo prezioso che non puo' piu' permettersi. A causa della crisi sta aumentando il numero di coloro che decidono, per fare fronte alle spese quotidiane, di vendere i gioielli di famiglia. Ne e' una prova il proliferare dei 'Compro oro'. Collane, anelli, orecchini, orologi e quant'altro in oro viene raccolto deve poi essere trasformato in lingotti che nella gran parte dei casi prendono la strada della Svizzera, considerata un hub internazionale per l'oro. Infatti, dopo che la trattativa al bancone si e' conclusa seguono una serie di passaggi, di solito l'oro viene venduto ai Banco Metalli, operatori professionali che ne fanno un lingotto. Un Compro Oro di Milano, la ditta Al Monte, spiega che ''un aumento degli affari si e' registrato gia' dalla fine del 2011. Noi acquistiamo l'oro che poi viene mandato in Svizzera per essere fuso''. Il titolare di Comprorodiroma Enrico De Giovanni fa sapere che la sua societa' ''fa riferimento a un Banco metalli'', in seguito ''l'oro va alle banche e dalle banche va poi all'estero''. Un'altra spinta all'export dell'oro arriva dai distretti orafi (Valenza, Arezzo, Vicenza), che, duramente colpiti dalla crisi, preferiscono liberarsi di scorte giudicate eccessive. La riduzione dei consumi di oreficeria prosegue ormai da diversi anni e l'aumento delle quotazioni si riflette sui prezzi finali (+25,3% a febbraio) non aiutando la ripresa della domanda. Il settore produttivo non riesce quindi ad assorbire la quantita' di oro disponibile, sempre piu' massiccia. E anche se in Italia la richiesta di oro da investimento sta salendo, con un incremento dei privati che detengono lingotti nei caveau, non e' comunque in grado di assorbire l'eccedenza. Insomma, l'export di oro verso la Svizzera non e' fatto solo di lingotti trasferiti e depositati negli istituti di credito elvetici, ma arriva anche da famiglie al rosso che monetarizzano i gioielli ereditati e da imprese specializzate nella produzione di alta qualita' costrette a fare qualche passo indietro.
 
 
 

giovedì 29 marzo 2012

Raddoppiato in 5 anni l'export tessile italiano in Cina

Negli ultimi cinque anni, l'export del tessile italiano verso la Cina è passato da un valore di 100 milioni di euro a oltre 200 milioni.
L'export italiano di tessuti solo l'anno scorso è aumentato del 25,6%. Ed è alla luce di questi dati che il salone di riferimento del settore, Milano Unica, con presidente Silvio Albini, ha deciso di sbarcare nel paese asiatico con una rassegna ad hoc, Milano Unica China, in programma a Pechino dal 29 al 30 marzo nel Salone Intertextile Beijing.


www.ansa.it


Dollaro australiano in calo

Il dollaro australiano è sceso più di mezzo centesimo di US$, dopo che il settore industriale cinese ha annunciato il primo calo dei profitti in tre anni.
Il Direttore della sezione studii sulle valute del GFT Forex, Kathy Lien, ha commentato che il valore del dollaro australiano è sceso dopo che la Cina ha riportato il primo calo dei profitti derivanti dalla produzione industriale dal 2009, confermati dai dati pubblicati dall' Ufficio Nazionale di Statistica della Cina, che hanno evidenziato un calo nei primi due mesi del 2012 del 5,2 per cento.
La prosperità dell'economia australiana è legata alla prosperità della Cina, quindi se le imprese cinesi stanno subendo dei cali di redditività cio' influenza direttamente i profitti australiani, ha detto Lien.
Si prevede un' ulteriore caduta del valore del dollaro australiano.


www.ice.it

Alta qualità del nuovo olio biologico Casalino

 
Il nuovo olio extravergine di oliva da coltivazione biologica dell'Antica Tenuta Il Casalino, prodotto dall'omonina azienda assisana durante l'ultima molitura, avvenuta durante lo scorso autunno, conferma la propria vocazione all'alta qualità.
Curato scrupolosamente in base ai parametri biologici ufficiali, il nuovo olio biologico Casalino sta già riscuotendo un significativo apprezzamento da parte dei consumatori: in modo particolare, è l'elevata affidabilità e tipicità del prodotto ad attirare sempre più gli amanti del life style ricercato a tavola.
"Dopo la grande cura dedicata giornalmente alle nostre coltivazioni", dichiara Mirco Ragni, responsabile commerciale dell'azienda umbra, "seguita dalle operazioni di raccolta, cernita, pesatura, stoccaggio, lavaggio e molitura, siamo particolarmente soddisfatti del prodotto ottenuto e che proponiamo ai nostri clienti, dal momento che il nostro nuovo olio biologico ha superato il già importante alto livello qualitativo raggiunto in passato".
Osservare tutte le operazioni relative alla produzione dell'olio extravergine di oliva da coltivazione biologica dell'Antica Tenuta Il Casalino rappresenta uno dei più importanti esempi della elevata capacità del Made in Italy alimentare: il sapore fruttato, delicato e armonico fanno del prodotto un vero e proprio valore aggiunto per la tavola.
Ed è la molitura a rappresentare una ulteriore garanzia di qualità e di affidabilità: avviene sfruttando il sistema della linea continua, che permette di tenere efficacemente sotto controllo la qualità dell'olio, potendo intervenire nell'importante fase di estrazione, controllando la temperatura e la quantità dell'acqua.
"Ma non solo", sottolinea Mirco Ragni, "si tratta di un metodo che fa evitare qualsiasi tipo di contatto con altri olii, consentendo ogni volta il lavaggio accurato del macchinario".



Ufficio Stampa Olio Biologico Casalino
Marco Mancinelli - casalino.marketing@teletu.it 
http://www.tenutailcasalino.com/ (sito web aziendale)
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Istat: Primato della Puglia nelle esportazioni

"Il primato della Puglia nelle esportazioni (+17,9%) rilevato dall'Istat nel report pubblicato recentemente arriva dopo un anno di grande crescita nelle esportazioni di trimestre in trimestre, con riposizionamenti anche per settori, come il Tac (Tessile, abbigliamento e calzaturiero), che hanno particolarmente risentito della crisi degli anni scorsi".
Con queste parole la vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Loredana Capone ha voluto commentare i dati Istat sulle esportazioni nelle regioni italiane.
"Dopo 12 mesi di successi – ha detto - il dato sicuramente più interessante è il forte aumento nelle vendite nei mercati extra UE (+19,4%), sebbene siano in crescita anche le esportazioni nei paesi dell'UE (+16,8%). Non posso dunque che esprimere grande soddisfazione per un risultato che premia la dinamicità delle nostre imprese che hanno imparato, guidati anche dalle politiche regionali, come la competitività si guadagni con l'innovazione".
Sul fronte dei settori, all'exploit delle vendite dei prodotti dell'estrazione da cave e miniere (+158,2%), si aggiunge quella dei mezzi di trasporto in generale (+58,3%) e degli autoveicoli in particolare (+70,8%), forti anche gli articoli in gomma con un +46,3%.
Salgono per più del 30% i prodotti in legno e gli articoli farmaceutici; bene il comparto dei prodotti alimentari, bevande e tabacco con un +17,2% e i metalli con un +15,1%, mentre i prodotti tessili e dell'abbigliamento, pelli e accessori segnano un +6,2%.


www.bpp.it

domenica 25 marzo 2012

PUNTO ITALIA FINE FOOD AUSTRALIA 2012

L'ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (in gestione transitoria) organizza la partecipazione ufficiale italiana alla Fiera Internazionale FINE FOOD AUSTRALIA 2012 che si terrà a Melbourne dal 10 al 13 settembre. La Fine Food è l’unica manifestazione in Australia specializzata nel settore agroalimentare a cadenza annuale - in alternanza tra le città di Sidney e Melbourne - rivolta unicamente al Trade.La partecipazione alla Fine Food rappresenta un’ottima opportunità per favorire la conoscenza dei prodotti agroalimentari italiani, consolidare le posizioni acquisite e sviluppare nuovi rapporti commerciali.L’Australia rappresenta un mercato con grandi potenzialità di sviluppo per l’agroalimentare italiano. Nel 2011 le esportazioniitaliane sono aumentate del 12,0% rispetto al 2010. I prodotti maggiormente esportati sono: le conserve e succhi vegetali (+7,2%), i prodotti dolciari (+22%), i prodotti lattiero caseari (+23,9%), il caffè (+13,6%), i vini (+6,0 %) e la pasta (+15,9%).