giovedì 19 aprile 2012

In crescita l'export alimentare italiano in Russia

La Russia è tra i primi Paesi in cui si registrano performance positive per l'export alimentare italiano: per ogni anno infatti, eccezion fatta per il 2009, è stata registrata una crescita a due cifre.
Dal 2000 al 2011, le esportazioni di prodotti alimentari italiani verso la Russia sono passate da 64,2 milioni di euro a 427 milioni, con una crescita del 565%, contro il +87% ottenuto dal food and drink nazionale a livello mondiale.
La quota del mercato russo nell'export alimentare italiano è raddoppiata, passando dal 2,5% di inizio millennio al 5% del 2011: il prodotto che ha realizzato le performance migliore è il vino Made in Italy (dal 23% del 2000 a oltre il 36% dello scorso anno).
Come affermato da Luigi Scordamaglia, consigliere incaricato di Federalimentare, risultati ancora più soddisfacenti potranno essere ottenuti con l'ingresso della Russia nel WTO che porterà una maggiore sinergia tra i sistemi agroalimentari.
 
 

 

Il Made in Italy alimentare piace ai cinesi

Il vino e in particolare lo spumante made in Italy piacciono ai cinesi. Ma è un po' tutta l'alimentare italiano a piacere oltre la Grande Muraglia. E non è solo una questione di gusti, a dimostrare tutto questo sono i dati delle esportazioni. Vola, infatti, l'alimentare Made in Italy in Cina dove aumenta del 36,3% il valore delle esportazioni che contribuiscono a trainare le buone performance fatte registrare dalle esportazioni del settore a livello mondiale (+12,7%). I numeri emergono da una analisi della Coldiretti sui dati relativi al commercio estero nel mese di febbraio divulgati dall'Istat. Il settore alimentare mette a segno - sottolinea la Coldiretti – un aumento del 9,3% delle esportazioni nei paesi dell'Ue e del 19,1% in quelli extra comunitari anche grazie alla crescita della domanda del gigante asiatico. Il risultato prosegue il trend positivo del Made in Italy sulle tavole in Cina dove l'Italia - precisa la Coldiretti - ha esportato cibo e bevande per un valore di 248 milioni di euro nel 2011 in aumento del 30% rispetto al 2010. A piacere ai cinesi, oltre ai vini per un importo di 67 milioni di euro in crescita record del 63%, ci sono - continua la Coldiretti - l'olio di oliva con 24 milioni di euro in crescita del 4%, i dolci ed i biscotti con 10 milioni di euro (+20%), la pasta con 5,3 milioni con un incremento del 60% e formaggi 2,7 milioni in aumento del 42%. È comunque lo spumante italiano a far registrare il maggior aumento della domanda in Cina dove il consumo è più che triplicato (+235%) nel 2011 anche grazie alla presenza di almeno 2,7 milioni di persone con un patrimonio personale netto di oltre 6 milioni di yuan (oltre 600.000 euro) che apprezzano il cibo italiano, secondo il rapporto sul consumo dei beni di lusso da parte dei cinesi, redatto dalla Industrial Bank in collaborazione con l'Istituto di ricerca Hurun. Il balzo della domanda di spumante italiano in Cina, dove sono state spedite 7,6 milioni di bottiglie, soprattutto di Prosecco, nel 2011 traina in realtà - sottolinea la Coldiretti - le esportazioni di tutto il comparto agroalimentare. Tuttavia - sostiene la Coldiretti - la bilancia commerciale nell'agroalimentare risulta ancora fortemente squilibrata con gli arrivi dalla Cina in Italia che in valore sono stati di 589 milioni di euro nel 2011, in aumento del 18% e pari a più del doppio delle esportazioni del Made in Italy nel gigante asiatico. Dalla Cina in Italia – precisa la Coldiretti - arrivano soprattutto concentrato di pomodoro, aglio, semilavorati di frutta e verdura e legumi secchi. Per riequilibrare i rapporti è necessario - conclude la Coldiretti - rimuovere le barriere commerciali ancora presenti in Cina. Nonostante il miglioramento dei rapporti con l'apertura ad alcune produzioni italiane, rimangono ancora importanti le barriere fitosanitarie che limitano l'esportazione di prodotti ortofrutticoli poiché i dossier devono essere discussi prodotto per prodotto e questo provoca una notevole lungaggine nelle trattative.


www.coldiretti.it

Il vino aiuta l'export italiano

La cultura viti-vinicola aiuta anche le nostre esportazioni. Nel 2011 il vino made in Italy ha toccato il massimo storico con 4,4 miliardi di euro di export. Oramai le vendite all'estero assorbono oltre il 50% della produzione e quello vinicolo è uno dei pochissimi business in cui le aziende continuano ad assumere. I risultati generali premiano la qualità crescente del nostro prodotto che riscuote grande successo in Europa come negli Stati Uniti. Si spera anche nei nuovi mercati.
Intanto Mediobanca fa il punto della situazione nel suo report annuale rilevando che gli utili delle società vitivinicole sono addirittura raddoppiati a 138 milioni. L'Italia esporta ancora tanto prodotto sfuso ma crescono le quote di mercato (e l'immagine) del Barolo, del Brunello, dell'Amarone, del Chianti, del Prosecco e persino delle bollicine, in diretta (e durissima) concorrenza con lo champagne. Se c'è una lezione da trarre dall'evoluzione di un business della old economy è proprio quella della qualità e della ricerca. Solo offrendo prodotti differenziati e ad alto valore aggiunto è possibile insidiare i vecchi leader e conquistare il primato mondiale.
 
 

Ismea, nel 2011 balzo record per l'export di olio di oliva italiano

Conti in attivo, nel 2011, per la bilancia commerciale italiana degli olii di oliva. Un comparto, strutturalmente deficitario, che ha potuto beneficiare, l'anno scorso, di un export balzato al massimo storico, aumentato del 6,1% in valore e del 5,7% in termini quantitativi. All'estero - rileva l'Ismea  - sono state inviate nel 2011 oltre 400 mila tonnellate di olii di oliva e sansa,  per un incasso che ha superato 1,2 miliardi di euro. Una performance, quella dell'export, sostenuta soprattutto dalla domanda Usa (+8,7% le spedizioni oltre Atlantico), mercato in cui confluisce circa un terzo delle vendite all'estero di olii di oliva made in Italy. A tirare sono stati anche Germania e Francia, mentre l'export ha fatto segnare l'anno scorso una battuta d'arresto sia in Canada che in Giappone. Il 2011 è stato un anno record anche per le importazioni, con 625 mila tonnellate (+2,2% rispetto la 2010) e 1,2 miliardi di euro (+0,4%). Dalla Spagna gli arrivi sono complessivamente cresciuti, in volume, solo dello 0,4%, mentre la Grecia ha spedito un quantitativo superiore del 13,8% ai livelli 2010. Da segnalare una brusca flessione degli arrivi dalla Tunisia (-21,5%), a fronte di maggiori importazioni di olii da Marocco, Australia e Cile, seppure per volumi complessivamente modesti. La bilancia commerciale - conclude l'Ismea - ha chiuso il 2011 con un saldo attivo di 29 milioni di euro. Negli ultimi dieci anni è la seconda volta che l'interscambio commerciale di olii di oliva registra per l'Italia un avanzo di bilancio.

 

www.ismea.it

mercoledì 18 aprile 2012

Royalties e valore presso la dogana

In conseguenza dei numerosi contenziosi in essere, in alcuni casi, le royalties pagate ad un licenziante in relazione alle merci oggetto di importazione devono essere addizionate al valore in dogana delle merci stesse, in particolare:

I diritti di licenza (esempio, le royalties) devono essere addizionati al valore di transazione solo nel caso in cui sussistano congiuntamente le seguenti due condizioni:

 

  • i diritti di licenza devono riferirsi in tutto o in parte alle merci importate;
  • il corrispettivo pagato è condizione della vendita.
 
Per valutare le due condizioni di cui sopra, l'Agenzia delle Dogane richiede di verificare il contenuto del contratto di licenza: è bene, pertanto, porre estrema attenzione al contenuto del contenuto del contratto di licenza e prendere in considerazione eventuali revisioni dello stesso in modo da rendere chiaro, ove opportuno, che le due condizioni di cui sopra non siano soddisfatte.

Sanzioni doganali: revisione dell'articolo 303 del Tuld

Con il DL 16/2012 è stato riformato l'art. 303 del Tuld che è la norma sanzionatoria tipica applicata alle irregolarità doganali commesse al momento della presentazione della merci in dogana per l'importazione. Il comma 1 ora sanziona la difforme dichiarazione di qualità quantità e valore con la pena pecuniaria da €  103 ad € 516; tuttavia quando l'inesatta indicazione del valore abbia comportato la rideterminazione dei diritti di confine e quando la differenza tra i diritti dichiarati e accertati superi il 5%, si applicano le sanzioni indicate nel comma 3. Il comma 3 è stato rivoluzionato dal Dl. 16/2012. Infatti da un sistema rigido e proporzionale, che prevedeva l'applicazione di una sanzione da uno a dieci volte i diritti evasi, si è passati ad un sistema, pur sempre rigido, ma a scaglioni. Ora violazioni di modico valore possono comportare sanzioni con importi decisamente più elevati rispetto a quelli che sarebbero stati applicati con il vecchio regime. Si tratta di un Decreto Legge che, in fase di conversione, potrebbe subire delle modifiche da parte del Parlamento; tuttavia, proprio per la sua natura di Dereto Legge, tale norma è immediatamente applicabile.

La nuova formulazione del terzo comma è la seguente:

Art. 303, 3° comma: Se  i  diritti  di  confine  complessivamente  dovuti   secondo l'accertamento  sono  maggiori  di  quelli  calcolati  in  base  alla dichiarazione e la differenza dei diritti supera il cinque per cento, la sanzione  amministrativa, qualora il  fatto  non  costituisca  più grave reato, è applicata come segue:

 

  • per  diritti  fino  a  500  euro  si  applica   la   sanzione amministrativa da 103 a 500 euro;
  • per i diritti da 500,1 a 1.000 euro, si  applica  la  sanzione amministrativa da 1.000 a 5.000 euro;
  • per i diritti da 1000,1 a 2.000 euro, si applica  la  sanzione amministrativa da 5.000 a 15.000 euro;
  • per i diritti da  2.000,1  a  3.999,99  euro,  si  applica  la sanzione amministrativa da 15.000 a 30.000 euro;
  • oltre 4.000, si applica la sanzione amministrativa  da  30.000 euro a dieci volte l'importo dei diritti.

Per le imprese italiane del settore hi-tech, opportunità in Cina

L'iniziativa intende valorizzare la presenza qualificata delle eccellenze tecnologiche italiane in Cina, specie delle imprese medio-piccole e delle start-up, anche attraverso collaborazioni finanziarie con soggetti come il Cittc. Simest è la finanziaria controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico che promuove l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Può acquisire partecipazioni nelle imprese fino al 49% del capitale sociale, sia investendo direttamente che attraverso il Fondo di Venture Capital. Sibac è una società di consulenza di diritto cinese costituita a Shanghai nel 2005 in joint venture tra Intesa Sanpaolo (40%), Bank of China (35%) e Simest (25%). E' specializzata nelle normative riguardanti gli investimenti diretti esteri in Cina, nella preparazione e revisione di studi di fattibilità e business plan, nella costituzione e registrazione di joint venture e società a totale capitale straniero, nella normativa fiscale, finanziaria, valutaria e doganale. Cittc è un centro per il supporto delle imprese italiane e cinesi, costituito a Pechino in seguito al memorandum d'intesa firmato a Roma nel 2010 dal Ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione e dal Ministro per la Scienza e Tecnologia cinese. Il Cittc è gestito dall'Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l'Innovazione diretta dal Governo italiano e dai partner cinesi della Beijing Municipal Science and Technology Commission e mira a rafforzare la collaborazione bilaterale tra i distretti delle pmi locali e tra i parchi industriali hi-tech e a favorire il trasferimento tecnologico tra Cina e Italia.

Questi gli obiettivi strategici del duplice accordo:

  • agevolare il processo di internazionalizzazione delle Pmi italiane nel settore cinese dell'hi-tech
  • promuovere la cooperazione internazionale tra aziende italiane e cinesi interessate a sviluppare insieme attività industriali e commerciali
  • aprire un canale di collaborazione anche per enti universitari e centri di ricerca.

Le Pmi italiane che intendono sviluppare attività industriali e commerciali in Cina nel settore hi-tech saranno guidate nella conoscenza del mercato e riceveranno servizi di consulenza e assistenza (dalla preparazione del business plan alla ricerca di partner nel Paese).


Informazioni:

Simest
Gian Carlo Bertoni
g.bertoni@simest.it

Le regole dell'International Chamber of Commerce sulla lotta alla corruzione

Le imprese che adottano rigide regole riusciranno ad adempiere ai propri obblighi di legge in maniera più naturale, efficace e sostenibile.
Per questo motivo, l'ICC (International Chamber of Commerce) raccomanda fortemente l'adozione e l'implementazione da parte degli imprenditori di un proprio programma di conformità aziendale, essendo quest'ultimo divenuto obbligatorio in un numero sempre maggiore di giurisdizioni. La revisione 2011 fornisce un modello di conformità applicabile a piccole, medie e grandi imprese.
Le Regole della ICC sono concepite come un metodo di auto-regolamentazione da parte delle imprese rispetto al contesto delle leggi nazionali applicabili e degli strumenti legali internazionali.
L'accettazione volontaria di tali Regole da parte delle imprese promuoverà elevati standard di integrità nelle transazioni commerciali, sia tra imprese ed Enti pubblici che tra le stesse imprese.
Queste Regole forniscono inoltre una base appropriata per resistere ai tentativi di estorsione o sollecitazione di tangenti.
I Modelli di Contratto ICC contengono riferimenti alla Parte I delle presenti Regole. Le imprese sono tutte chiamate a incorporare nei loro contratti commerciali, per intero o attraverso riferimenti, la Parte I delle presenti Regole, onde evitare che le proprie relazioni commerciali siano affette da qualsiasi forma di corruzione.
Le Regole ICC si compongono di tre parti:

- la Parte I afferma le Regole vere e proprie
- la Parte II affronta le politiche che l'impresa dovrebbe adottare a sostegno della conformità alle Regole
- la Parte III elenca i principi che un efficace programma di conformità aziendale dovrebbe contenere
- l'Appendice A elenca i principali strumenti legali internazionali in materia di corruzione.
- l'Appendice B elenca gli strumenti ICC che saranno utili nella lotta alla corruzione
- l'Appendice C ricorda gli obiettivi e il ruolo della ICC Commission on Corporate Responsibility and Anti-corruption.
 
 
 
 

Commercio tricolore con l'estero: i dati Istat di Febbraio 2012

La crescita congiunturale dell'export è più sostenuta per i beni di consumo durevoli (+2,2%) e non durevoli (+1,6%) e negativa per i prodotti energetici (-8,2%). Dal lato dell'import si rileva un aumento significativo per l'energia (+2,8%). Nell'ultimo trimestre le esportazioni registrano una crescita congiunturale del 2,1%, con un incremento rilevante per i prodotti energetici (+17,9%). Per gli acquisti si osserva una flessione dell'1,6%, più accentuata per i mercati Ue (-2,0%) e per i prodotti intermedi (-4,2%). A febbraio la crescita tendenziale delle esportazioni è pari al 7,3% e interessa in misura maggiore i mercati extra Ue (+11,8%). L'aumento dello 0,8% delle importazioni è imputabile alla crescita degli acquisti dai Paesi extra Ue (+4,6%). Nel mese di febbraio l'aumento tendenziale delle esportazioni ha riguardato principalmente articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+21,1%), metalli di base e prodotti in metallo (+15,4%), prodotti petroliferi raffinati (+13,8%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,7%) e mezzi di trasporto (esclusi gli autoveicoli) (+10,1%). Risultano in calo le vendite all'estero di prodotti dell'agricoltura (-6,8%), di apparecchi elettrici (-4,1%), di carta e prodotti in carta (-1,8%) e di prodotti tessili (-1,1%). Dal lato delle importazioni si registrano forti aumenti per gli acquisti di gas naturale (+44,0%), di prodotti dell'estrazione di minerali (escluso petrolio e gas) (+28,6%), di petrolio greggio (+24,1%), di coke e prodotti petroliferi raffinati (+12,8%) e di articoli farmaceutici, chimico medicinali e botanici (+9,6%). Risulta in netta diminuzione l'import di computer, apparecchi elettronici e ottici (-28,3%), di prodotti tessili (-14,7%), di metallo e prodotti in metallo (-12,8%), di mezzi di trasporto (autoveicoli esclusi) (-10,7%) e di autoveicoli (-10,2%). I volumi esportati sono aumentati del 2,1% rispetto a febbraio 2011, mentre quelli importati sono diminuiti del 5,8%. La dinamica tendenziale dei valori medi unitari è positiva tanto per l'export (+5,1%) quanto per l'import (+6,9%). Il disavanzo della bilancia commerciale nei primi due mesi dell'anno è di 5,5 miliardi di euro, in miglioramento rispetto al deficit di oltre 9 miliardi dell'anno precedente. Il saldo non energetico è positivo e pari a 6,5 miliardi. Consistenti aumenti dell'export si registrano verso Svizzera (+35,6%, per lo più imputabile alle vendite di oro greggio non monetario), Giappone (+22,1%), Stati Uniti (+21,5%), Paesi EDA (+17,6%) e paesi ASEAN (+16,5%). Si registrano cali nelle vendite verso Spagna (-7,4%), Cina (-4,8%), Austria ( 2,3%) e Turchia (-1,0%). Le importazioni sono in crescita soprattutto dalla Russia (+31,8%), dai paesi OPEC (+15,9%), dai Paesi Bassi (+7,7%) e dagli Stati Uniti (+7,2%). Sono in calo gli acquisti dai paesi EDA (-26,6%), dalla Turchia (-22,3%), dal Giappone (-20,4%), dalla Cina (-11,5%) e dalla Romania (-10,1%). A gennaio la bilancia commerciale è attiva con Francia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e paesi EDA. I principali saldi negativi riguardano paesi OPEC, Cina, Russia, Paesi Bassi e Germania. A febbraio l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,7% rispetto a gennaio. Nella media del trimestre dicembre-febbraio l'indice è diminuito dell'1% rispetto al trimestre immediatamente precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a febbraio 2012 l'indice è diminuito in termini tendenziali del 6,8% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di febbraio 2011). Nella media dei primi due mesi dell'anno la produzione è scesa del 5,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A febbraio 2012 l'indice destagionalizzato registra variazioni positive congiunturali nel comparto dell'energia (+5,7%) e in quello dei beni strumentali (+2,0%). Variazioni negative si registrano invece, per i beni di consumo (-2,3%) e per i beni intermedi (-1,9%). In termini tendenziali l'indice corretto per gli effetti di calendario segna variazioni positive per il solo comparto dell'energia (+3,3%). Diminuiscono in modo significativo i beni intermedi (-10,6%) e i beni di consumo (-9,6%), mentre presentano un calo moderato i beni strumentali (-1,5%).


www.istat.it

Brasile, dal 21 al 25 Maggio 2012: missione Stato, Regioni e Sistema Camerale

Il Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con l'ICE, con le Regioni italiane e con il supporto del Sistema Camerale, promuove una importante Missione di Sistema congiunta Governo-Regioni-Sistema Camerale in Brasile dal 21 al 25 maggio 2012. Essa avrà carattere plurisettoriale (Aereospazio, Agroalimentare, Agroindustria, Automotive, Contract, Edilizia, Energie, Housing sociale, Legno – Arredo, Logistica, Meccanica, Nautica, Sistema Moda) e toccherà diverse città: San Paolo, San Josè Dos Campos, Curitiba, Recife e Belo Horizonte. Il Brasile, principale membro del Mercosur, offre importanti opportunità di collaborazione imprenditoriale e di investimento alle imprese italiane, e in questo contesto la Missione di Sistema rappresenta, per le nostre imprese, particolarmente per quelle piccole e medie, un importante momento di promozione delle eccellenze del Made in Italy. La possibilità di attuare un'efficace strategia di penetrazione nel mercato brasiliano ha indotto 16 regioni italiane ad aderire all'iniziativa:Basilicata, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Provincia Autonoma Di Trento, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. L'iniziativa prevede approfondimenti con esperti, visite ai poli produttivi ed incontri B2B con controparti locali selezionate. Il programma si articolerà in una iniziale sessione plenaria unificata a San Paolo, con la presentazione delle opportunità di collaborazione commerciale, imprenditoriale e di investimento con il Brasile; un Forum bilaterale Italia-Brasile e incontri B2B con operatori economici e controparti locali dedicati a tutti i settori. A seguire si svolgeranno sessioni parallele nelle località di San Paolo, San José dos Campos, Curitiba, Recife e Belo Horizonte, con incontri tecno-tematici e B2B. Dal 16 gennaio 2012 sono partiti i Road Show informativi rivolti alle imprese. Essi saranno effettuati in tutte le regioni coinvolte e aderenti alla Missione di Sistema e serviranno ad illustrare le opportunità di collaborazione commerciale e di investimento offerte dal Brasile, le diverse modalità di ingresso nel mercato, il programma di missione, i servizi offerti e gli aspetti logistici. Tra le azioni di comunicazione a sostegno della Missione è prevista la realizzazione di un Catalogo per facilitare i contatti con le controparti locali, con una pagina dedicata a ciascuna azienda partecipante ai B2B e con modalità che saranno a breve comunicate. 
La partecipazione alla Missione è gratuita. Sono a carico di ciascun partecipante le sole spese di viaggio e alloggio.


Per maggiori informazioni:

Regione Marche 
http://missionebrasile.internazionalizzazione.marche.it
ICE - Direzione Dipartimento Promozione
Partenariato Interregionale e Made in Italy
brasile2012@ice.it

Export oro in Svizzera

La crisi morde e le famiglie vendono l'oro di famiglia. E' quanto emerge, tra le righe, dei dati Istat sul commercio estero. Il 2012 non e' iniziato nel migliore dei modi per il Made in Italy, le esportazioni non registrano piu' crescite a doppia cifra e su base mensile a stento si mantengono positive. Ma c'e' un'eccezione: la fotografia dell'Istat sui flussi commerciali, aggiornati a febbraio, mostra come l'export si salvi soprattutto grazie alle vendite di prodotti in metallo verso la Svizzera. Una voce che fa registrare un'impennata del 109,1% su base annua, trascinando la confederazione al primo posto tra i Paesi in cui le vendite crescono di piu' (+35,6%). A fare la differenza sono le esportazioni di lingotti, l'ultimo dato dell'Istat sull'oro greggio non monetario parla di un rialzo del 149,8% (gennaio). Con tutta probabilita' l'Italia si sta liberando di una quantita' di metallo prezioso che non puo' piu' permettersi. A causa della crisi sta aumentando il numero di coloro che decidono, per fare fronte alle spese quotidiane, di vendere i gioielli di famiglia. Ne e' una prova il proliferare dei 'Compro oro'. Collane, anelli, orecchini, orologi e quant'altro in oro viene raccolto deve poi essere trasformato in lingotti che nella gran parte dei casi prendono la strada della Svizzera, considerata un hub internazionale per l'oro. Infatti, dopo che la trattativa al bancone si e' conclusa seguono una serie di passaggi, di solito l'oro viene venduto ai Banco Metalli, operatori professionali che ne fanno un lingotto. Un Compro Oro di Milano, la ditta Al Monte, spiega che ''un aumento degli affari si e' registrato gia' dalla fine del 2011. Noi acquistiamo l'oro che poi viene mandato in Svizzera per essere fuso''. Il titolare di Comprorodiroma Enrico De Giovanni fa sapere che la sua societa' ''fa riferimento a un Banco metalli'', in seguito ''l'oro va alle banche e dalle banche va poi all'estero''. Un'altra spinta all'export dell'oro arriva dai distretti orafi (Valenza, Arezzo, Vicenza), che, duramente colpiti dalla crisi, preferiscono liberarsi di scorte giudicate eccessive. La riduzione dei consumi di oreficeria prosegue ormai da diversi anni e l'aumento delle quotazioni si riflette sui prezzi finali (+25,3% a febbraio) non aiutando la ripresa della domanda. Il settore produttivo non riesce quindi ad assorbire la quantita' di oro disponibile, sempre piu' massiccia. E anche se in Italia la richiesta di oro da investimento sta salendo, con un incremento dei privati che detengono lingotti nei caveau, non e' comunque in grado di assorbire l'eccedenza. Insomma, l'export di oro verso la Svizzera non e' fatto solo di lingotti trasferiti e depositati negli istituti di credito elvetici, ma arriva anche da famiglie al rosso che monetarizzano i gioielli ereditati e da imprese specializzate nella produzione di alta qualita' costrette a fare qualche passo indietro.